Quando ero più “giovine” non ho mai amato stare sulle pedane per disabili ai concerti.Spesso mi capitava di andare a concerti dove l’organizzazione non aveva neanche previsto uno spazio ad hoc. Qui era il lontano 2010 ed ero andata a sentire i Subsonica in un campo sportivo per un concerto di beneficenza organizzato dalla comunità di Don Gallo. Non mi ero assolutamente posta il problema del vedere poco, sono andata più avanti possibile per raggiungere il palco e sono rimasta con le mie amiche in mezzo alla gente. Certo, non avrò visto bene Samuel e soci vista la mia altezza da seduta, ma me lo sono goduta dall’inizio alla fine, senza sentirmi diversa perché in carrozzina. Mi è successo tante volte di voler stare in mezzo alla gente sacrificando la visuale per avvicinarmi al cuore del concerto, il “sotto palco”. Da lì è un’altra cosa, pensate che a Treviso, in un festival di migliaia di persone, mi sono riuscita talmente ad avvicinare alle transenne che il bassista degli Editors mi ha riconosciuto (l’avevo incontrato qualche mese prima ad un dj set) facendomi “ciao ciao” con la manina..sono soddisfazioni!Il problema si è posto tutte quelle volte che per questioni di sicurezza i buttafuori non mi volevano fare stare in mezzo alle persone obbligandomi ad andare sulla pedana. La libertà di scelta deve essere garantita ad ogni individuo, se io scelgo di stare nella folla a mio rischio e pericolo è una mia scelta, nessuno ha il diritto di avere un’atteggiamento paternalistico solo perché io sono disabile. Non devono farlo gli enti organizzatori, ne i buttafuori, ne i miei amici o mio marito. Ci sono concerti dove non mi interessa essere in mezzo alle persone e preferisco la tranquillità della pedana, ma deve essere una mia scelta.Qualche giorno fa, una blogger attivista dei diritti delle persone disabili, Pepitosa Blog by Valentina Tomirotti ha fatto appello al tribunale di Mantova perché al concerto di Coez dell’anno scorso all’Arena di Verona, non ha visto nulla. Questo è successo poiché le persone invece di stare sedute sui sedili si sono alzate in piedi tutta la durata del concerto impedendole la visuale. Il tribunale ha respinto l’istanza condannando Valentina alle spese processuali di ben 5000€ motivando che c’erano i maxi schermi e poteva comunque ascoltare la musica.La sua causa, al di là del fatto che ci rimette a livello economico, è una sconfitta per tutte le persone disabili perché lede non solo la dignità ma anche la libertà di poter accedere agli eventi alle stesse condizioni di tutti.


