Colgo l’invito del #gruppodonneuildm per postare la mia immagine in supporto della campagna di sensibilizzazione contro la violenza delle donne, senza dimenticare che le donne con disabilità sono più soggette a vivere certe situazioni di violenza fisica e psicologica. Anche a me è successo, ecco perchè ho deciso di parlarne, senza entrare nei dettagli, voglio denunciare una società cieca che oggi ricorda femminicidi e denuncia situazioni gravi, ma da domani saremo da capo se non cambia la concezione di rispetto e inclusione delle stesse donne.
Cambiare mentalità significa tante cose, come denunciare sempre i soprusi anche tra persone vicine senza giustificare i carnefici, vuol dire avere un senso critico e ammettere che viviamo in una società patriarcale, che la Chiesa stessa e i rappresentanti delle varie Chiese danno più importanza agli uomini se no avremmo già avuto un Papa donna o sacerdotesse a fare messa, avremo molte più donne Imam o non ci sarebbero matrimoni combinati in certe comunità Ebraiche. E via dicendo.
Cambiare implica che non ci dovremmo stupire se nel 2020 Kamala Harris è la prima vice presidentessa d’ America, che dovremmo essere più attenti a come educhiamo i figli soprattutto maschi al rispetto e alla parità, ad accettare le proprie tendenze anche se hanno atteggiamenti femminili, perchè non è errato, ognuno è un individuo libero.
Cambiare è anche fare attenzione a come usiamo il linguaggio, a lottare per la parità salariale e per non pagare le tasse sugli assorbenti o sui pannolini dei bambini, beni di prima necessità.
Le violenze nascono dalle ingiustizie sociali e queste sono anche generate da un’errata concezione che la donna deve sottostare alla figura maschile, che debba avere la mission di procreare, ma se vuole anche fare carriera molti storcono il naso. E infatti non è tutelata da leggi che le permettano di essere madre e lavoratrice se non con qualche diritto che tampona ma non aiuta del tutto. E se una donna sceglie di non avere figli viene compatita, perchè si crede che il senso della vita sia quello che realizza ciascuno di noi, ma non siamo tutti uguali.
E le donne disabili? Spesso non sono neanche trattate da donne, è successo anche a me, c’è chi ci vede asessuate, chi ci giudica o tratta con condiscendenza, vittime di pregiudizi continui e situazioni di discriminazione.
Se davvero vogliamo svegliare il senso di collettività e abbassare il tasso di femminicidi iniziamo ciascuno di noi a cambiare certi atteggiamenti intrinsechi nella mentalità comune. Oggi domani e dopodomani. Ogni piccola battaglia può valere una vita
