Era da settimane che mi chiedevo come quest’anno avrebbero affrontato il momento disabilità al Festival di Sanremo 2023. Temevo l’arrivo di un’ennesima scenetta strappalacrime ma ero consapevole che avrebbero anche potuto glissare senza portare nulla del nostro mondo.
Il motivo per il quale avevo qualche dubbio nasceva dalla forte presenza della famiglia Ferragnez in particolare di Fedez che non ci ha ancora chiesto scusa per la battuta abilista e sessista fatta a Novembre nel suo podcast Muschio Selvaggio. Non potrò mai provare che quella brutta storia abbia influito, ma di certo, la maggiore consapevolezza di non voler essere trattati come marziani, ha probabilmente smosso le acque in Rai.
La comunicazione sta cambiando ed è innegabile che una buona fetta della comunità disabile non condivida più il motto “va bene tutto purché se ne parli” dal momento che nei mass-media si affronta la disabilità cadendo nella stessa narrativa superficiale del disabile supereroe da stimare o del poveretto da compatire e accudire.
Il palcoscenico di Sanremo è però un’opportunità per raccontare la società moderna, ma da quanto ho visto, è ancora pieno di stereotipi e cliché, la donna imprenditrice deve fare un discorso egoriferito, la donna che ha origini nigeriane (ma italianissima) parlare di razzismo, la donna senza figli quello sulla maternità mancata, il tutto arricchito con complimenti da parte degli uomini conduttori ai loro aspetti fisici, ai vestiti mozzafiato in momenti ritagliati perché non sia mai che le donne conducano l’evento sole.
Sanremo non rappresenta la musica realmente perché è tutto concordato con il mercato musicale del momento (che può piacere o meno). Sanremo è un momento in cui l’Italia si ferma ed è sempre più evidente di quanto siamo conservatori e ottusi verso un cambiamento sociale. Parliamo giorni e giorni di gesti eclatanti, baci in bocca dati in maniera consenziente o meno tra due persone, uno etero e uno bisessuale. E’ evidente che entrambi i protagonisti volessero diventare virali sui social, non certo portare agli occhi dello spettatore medio le problematiche di chi non può vivere un amore libero. Oggi è il 14 febbraio ed è il giorno dedicato all’amore. Ci sono donne che vengono ancora uccise perché nella loro cultura non possono decidere chi amare. Ci sono persone che rivendicano il diritto di vivere in un corpo diverso ma fanno ribrezzo e vengono picchiat* e nella peggiore dei casi assassinat* (è di ieri la notizia che Brianna Ghey, transgender, è stata uccisa a Culcheth per hate crime). C’è chi non può dichiarare la propria sessualità liberamente per paura.
Ci sono tantissime storie di un amore soffocato che possono generare morte.
Ma a Sanremo tutto diventa banale e leggero.
Ci ho pensato tanto e alla fine sono contenta che non ci sia stato il momento inspiration porn.
In una Kermesse così importante per parlare di disabilità’ e normalizzarla, avrebbero dovuto includere persone disabili tra i cantanti o tra i conduttori senza per forza raccontare di quanto è difficile vivere con una disabilità in un Paese dove non ci sono leggi efficienti in tutte le amministrazioni (“vita indipendente” ,inserimento lavorativo e Peba, per esempio). Amadeus non sarebbe stato in grado di raccontare la nostra vita senza retorica, ne dare voce ai diritti mancati o spiegare l’abilismo (già ha qualche problema con le donne, figuriamoci…)
A conclusione, credo fortemente che i tempi non siano ancora maturi, ma in generale il Festival dovrebbe maturare un po’ su tutto.
